GIUBILEO CALASANZIANO
Giubileo Calasanziano
LETTERA AI FRATELLI
GENNAIO 2017
Cari fratelli e care sorelle, vi saluto con affetto e con gioia all’inizio di questo anno 2017, così speciale per tutti noi. In quasi tutte le presenze scolopiche – non in tutte stiamo celebrando l’Anno Nuovo. In alcuni luoghi lo celebrerete alcune settimane più tardi, ma a tutti porgo i miei più cari e sentiti auguri di Vita e Missione Scolopiche per tutto quest’anno in cui viviamo e festeggiamo
l’inizio del quinto secolo di vita del nostro Ordine.
Vorrei che tutte le lettere a voi indirizzate quest’anno abbiano un certo “sapore giubilare”, certamente questa mia prima lettera lo avrà sicuramente. Desidero condividere con voi tutti, per mezzo di questa lettera, ciò che abbiamo vissuto e sperimentato il 27 novembrescorso nella nostra casa di San Pantaleo, quando abbiamo iniziato ufficialmente l’Anno Giubilare Scolopico.
Non è facile raccontare quanto è avvenuto in detto giorno nella nostra Casa Generale, ma credo che per voi sarà facile capire ciò che abbiamo sperimentato, perché abbiamo vissuto in modo semplice un’esperienza vera, gioiosa e spontanea del carisma del Cala- sanzio. E questo lo abbiamo vissuto tutti.
Alcune parole sul contesto: 27 novembre, Patrocinio di San Giuseppe Calasanzio; inizio dell’Anno Giubilare Calasanziano; casa e chiesa di San Pantaleo e di San Giuseppe Ca- lasanzio; presenza delle due persone cui il Papa raccomanda nella Chiesa la cura della Vita Consacrata e dell’Educazione; consegna del Messaggio di Papa Francesco per le nostre Scuole Pie; lettura della Bolla dell’Anno Giubilare; la centralità dell’Eucaristia in cui abbiamo condiviso la ragion d’essere della nostra vita scolopica; scolopi di quattordici paesi diversi concelebrando; i Superiori e le Superiore Generali della Famiglia Calasanziana; i Superiori Maggiori dell’Europa; i bambini e il coro delle suore Ca- lasanziane; il Consiglio Generale della Fraternità Scolopica; le comunità di scolopi e scolopie di Roma; tutto l’Ordine connesso online condividendo con gioia questo momento storico. E così, silenzioso e convocante, San Giuseppe Calasanzio, benedice i suoi figli e figlie, inviandoli in Missione, ricordando loro il cammino.
In questo contesto abbiamo avuto la possibilità di ascoltare sei diverse testimonianza che, insieme, confermano una bella espressione di ciò che significa essere scolo- pio. Hanno preso la parola un cardinale, un giovane religioso in formazione iniziale, un provinciale, un anziano che ha dedicato all’Ordine tutta la sua vita, uno scolopio laico in rappresentanza della Fraternità, la Madre Generale delle Scolopie ed io. Ho la soddisfazione di scrivere questa salutatio mettendo insieme alcuni paragrafi dei diversi interventi, senza indicare gli autori, anche se probabilmente indovinerete chi sono. All’inizio di questo anno giubilare desidero semplicemente ricordarvi cosa significa essere scolopio. Procediamo!
Credo che ciò che caratterizza tutti noi che viviamo la nostra vocazione nelle Scuole Pie è che questa vocazione è un sogno che diventa realtà nelle nostre vite. In questo sogno confluiscono i nostri valori, le nostre gioie e i nostri interrogativi. In questo sog- no viviamo la nostra passione, le nostre follie ed anche la nostra dedizione. In questo sogno si manifestano tutte le nostre preoccupazioni, il nostro entusiasmo e la nostra radicalità, per vivere il carisma in pienezza. Mediante questo sogno vogliamo dare vita, dare vita al mondo.
Forse qui a Roma qualcosa di nuovo è successo al Calasanzio, e al suo sogno. Lui non sognò solo di portare avanti una riforma. Lui creò qualcosa di nuovo, non conosciuto nella sua epoca, qualcosa che non fu facile da accettare. Propose cambiamenti con cui trasformò la sua epoca, la sua società, rendendo possibile l’educazione gratuita, dedicandosi in particolare ai più bisognosi.
Credo che le cose nuove e sconosciute che scopriamo su di noi e sul mondo, le cose che osiamo sognare e intraprendere – come fece il Calasanzio - creano un mondo nuovo, perché ci trasformano e trasformano anche il mondo attorno a noi. Per noi, eredi del suo sogno, la nostra eredità calasanziana vuol dire creare qualcosa di nuovo, scoprendo i bisogni che ci sono nel mondo e le risposte nuove da dare. Tenendo chiara la stabilità del carisma ci accingiamo a dare risposte nuove – innovatrici – alle domande con cui il futuro ci sorprende. E vogliamo fare questo nutrendoci del Vangelo, mediante l’insegnamento e l’educazione, per poter costruire il regno di Dio nel mondo.
Il nostro Desiderio più profondo è la santità. Nel fondo del nostro cuore, tutti cerchiamo di vivere secondo il volere di Dio. La santità nasce dall’incontro con Gesù, non c’è un’altra fonte. Abbiamo il compito di vivere la nostra vocazione partendo da- lla dinamica di questo incontro, dedicandoci così alla nostra missione. Ma abbiamo anche bisogno di vivere tutto ciò che viviamo e facciamo lasciandoci sostenere dalle uniche forze che possano farlo: la Parola, la celebrazione dell’Eucaristia prolungata nell’adorazione, il servizio fedele ai fratelli, la costruzione della comunità e la fraternità assai oltre le relazioni di amicizia o le appartenenze sociali, culturali o razziali. Fuori di Dio non c’è né felicità, né santità.
Partendo da queste convinzioni, tutti noi religiosi e laici, diamo il meglio di noi per costruire le Scuole Pie, sapendo che svolgendo questo compito facciamo qualcosa di buono per i bambini e per i giovani, per i poveri e per il Regno di Dio. Ma siamo molto consapevoli del fatto che tutto il nostro lavoro – che deve essere intenso – darà frutti solo per mezzo della Grazia e dell’Amore di Dio.
L’identità scolopica è oggi una tela di vari colori che abbiamo cominciato a tessere tutti insieme, portando ciascuno i fili della propria identità, cucendo ciascuno i propri pezzi della tela vocazionale. Nel Grande Racconto che il Calasanzio iniziò 400 anni fa e che oggi chiamiamo le Scuole Pie, i racconti della fondazione, il racconto vocazionale di ciascuno di noi, le storie vitali di ogni bambino e di ogni giovane di cui ci occupiamo, sono fili insostituibili che ci rafforzano e danno identità a tutti gli altri. Nessuno, giovane o anziano, religioso o laico, uomo o donna, è in più in questo compito di tessere l’identità scolopica delle nostre opere, di dare senso a tutto ciò che facciamo.
Sono scolopio e sento che la mia vita è stata guidata completamente dal Signore, che nelle diverse tappe della mia vita, è stato Lui che ha disposto le cose in modo tale che nel rispondere fedelmente a ciò che mi chiedeva, sono stato felice nella mia vocazione scolopica. E continuo ad andare avanti fino a che Lui mi chiami, e ciò può avve- nire in qualsiasi momento. Ho già ricevuto qualche avviso al rispetto e vorrei dire che così come la mia vita è stata un ciclo di gioia, anche la sua chiamata deve riempirmi di gioia. E nel frattempo, avanti, come il Calasanzio, fino alla fine.
Desidero tanto che molti giovani scolopi seguano la voce del Signore ovunque Lui li chiami, convinti che la chiamata del superiore nell’Ordine, è una chiamata del Signore per la felicità di ciascuno. Ed è la chiamata a tutti ad edificare un Ordine Scolopio forte nella fede en ella carità, per il bene di tanti bambini e bambine che hanno bisogno di noi. Sì, la Vocazione Scolopica, è una bella vocazione; e quando è protetta dalla preghiera, come ci sentiamo felici!
Per questo, tra tutti i verbi che oggi possiamo coniugare, ne spicca uno: ringraziare. Siamo grati per il dono del Calasanzio, per il dono della Famiglia Calasanziana, per la vocazione che ci appassiona, per la fraternità che siamo chiamati a creare, per la missione cui ci sentiamo inviati. E con il cuore grato, sentiamo il desiderio profondo di rinnovare il nostro impegno calasanziano. Tutti e tutte noi che facciamo parte di questa missione sentiamo una profonda gratitudine, una gioia profonda con l’orgoglio profondo di dire: fratelli, siamo la Famiglia Calasanzian. Ed aspettiamo con gioia poter celebrare presto, in Famiglia, l’ormai vicina canonizzazione del beato Faustino Míguez.
Vogliamo che quest’anno giubilare sia l’occasione per crescere nella nostra vocazio- ne, per rinnovare la nostra passione per la Missione, per proclamare di nuovo la nostra convinzione che solo i bambini conoscono il cammino verso il Regno di Dio. Le Scuole Pie sono un insieme di sogni, di lavoro, di vita dedicata alla missione, di ricerca di fedeltà vocazionale, di impegno con i bambini e con i giovani, soprattutto i più poveri, di amore per il Calasanzio, di vissuto intenso del Carisma, di servizio alla Chiesa. Tutto questo il Calasanzio lo visse, e lo fece per una ragione molto chiara, perché il suo unico centro era Cristo, e volle sempre vivere per Lui e servire solo Lui. .
Questo è il camino dell’Anno Giubilare: essere autentici discepoli e testimoni del Signore, lasciando al suo Spirito il compito di guidarci e di accompagnarci. Per questo, sono certo che in quest’anno succederanno cose, e cose di Dio. Avranno a che fare con la Missione, con le nuove fondazioni, con le vocazioni, con i bambini e con i giovani, con tutto ciò che cerchiamo di vivere. Avranno a che vedere con nuove fondazioni, con le vocazioni, con i bambini e con i giovani, con tutto ciò che cerchiamo di vivere. Non arriveremo alla fine di quest’anno come siamo ora. Chiediamo al Signore di arrivarci più santi, con più gioia, con più impegno, con più apertura alle sorprese dello Spirito, più vicini ai bambini e ai giovami, più fratelli e più missionari.
Il nostro sogno sull’Ordine delle Scuole Pie è che possano diventare in modo significativo una comunità dove tutti coloro che accompagniamo e che sono vicino a noi osino sognare qualcosa di buono. Una comunità con cui possano scoprire il sogno che diventa realtà per mezzo delle loro vite, dove possano sviluppare la loro personalità, dove possano diventare persone libere per sperimentare e insegnare la bellezza del mondo.
Termino con un “piccolo dettaglio”, profondamente scolopico. Ho scritto questa lettera nella Repubblica Democratica del Congo, dove ho aperto l’Anno Giubilare Calasan- ziano con i nostri fratelli delle comunità di Kinshasa e di Kikonka. L’ho firmata e spedita a Roma il 30 novembre del 2016, il giorno esatto in cui il nostro Ordine ha dato inizio alla sua missione in Mozambico. Cari fratelli Jean de Dieu, Dialomao e Rudy Damas, fondatori della presenza scolopica in Mozambico, grazie del vostro coraggio giubilare! Siete molto presenti nella preghiera. San Giuseppe Calasanzio benedica la vostra vita e missione in questo paese.
Fratelli e sorelle, amate profondamente il Calasanzio, ma non dimenticate nulla che il carisma del Calasanzio è vissuto in modo autentico solo se ci conduce a Cristo, e ci rende partecipi nella costruzione del suo Regno. Vale la pena essere scolopi!
Con un abbraccio fraterno.
P. Pedro Aguado Sch. P.
Padre Generale
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