
"E il settimo giorno Dio si riposò".
Beato lui.
Ti chiedo scusa, Gerardo, per il ritardo con il quale ti invio il resoconto della giornata di ieri; ma il ritmo è sostenuto e, finora, non sono riuscito a trovare il tempo necessario e sufficiente per mettermi davanti allo schermo del pc.
Stamattina, al risveglio (le 6; le 13 in Italia), siamo stati raggiunti dalla dolorosa notizia della morte, durante la notte, di Giorgio Bossi. Siamo lontani, purtroppo e non possiamo abbracciare i suoi cari e tutta la comunità parrocchiale; ma celebreremo per lui, con affetto e gratitudine.
Adesso vengo al diario.
MATTINA
La temperatura si sta alzando. La mia camera è meno fredda. Sui vetri delle finestre, all'alba, non si formano più piccole stalattiti di ghiaccio, come nei giorni scorsi. E di notte non si sentono più gli ululati né si avvistano gli occhi fosforescenti dei lupi che si aggirano per il piccolo parco di "Casa Lago": da quei canidi intelligenti che sono, hanno notato le notevoli "pance" di noi religiosi e si sono dati da fare per far sparire qualcuno di noi. La storia che qualche confratello è costretto in camera per la 40ena si è rivelata una misera frottola: la verità è che i lupi se lo sono SBRANATO.
Forse sto esagerando.
Inizia la giornata più scoppiettante del Capitolo: quella dedicata all'elezione del p. Generale.
Qui, se ve la sentite di proseguire nella lettura, dovete prepararvi a un esercizio di pazienza. Si tratta infatti di darvi descrizione di un rito tanto antico quanto pregno di significato. E, mi permetto, anche molto bello: un esercizio di vera democrazia rappresentativa, nella sua forma più alta e nobile.
Niente a che vedere con i siparietti che ammanniscono i nostri rappresentanti in occasione dell'elezione del Presidente della Repubblica. Perché, al di là dell'insopportabile retorica, l'eco che mi giunge suggerisce quel che è palese a tutti: altro che "impegno per il Bene comune"! A me pare solo una volgare rappresentazione del potere nel suo aspetto più sfacciato.
Scusate. Fine del comizio.
In un Ordine religioso vige e si realizza, tra gli altri, l'adagio secondo il quale "la forma è sostanza". La forma di elezione di un Superiore Generale rimarca la sostanza, che è quella della scelta corale di un uomo che - insieme con i suoi quattro Consiglieri - incarni, con le proprie qualità spirituali, umane e intellettuali, gli ideali e gli scopi che fanno di un consesso di 1350 uomini un corpo unico e in comunione.
Un atto del genere si trasla in Rito: ciò a sottolineare che quel che un Ordine religioso va a compiere ha a che fare con la Volontà di Dio. Che va cercata, trovata e realizzata. E a rimarcare, inoltre, che avviene qualcosa di importante: perché da che l'uomo è sulla Terra, esso CELEBRA ciò che è importante. Sempre.
Bene. La smetto. siete stufi e avete ragione.
Eccovi, dunque, la sequenza del Rito che abbiamo celebrato.
Ore 9.15: tutti in aula capitolare. P. Véliz, Provinciale del Messico, introduce i lavori con la preghiera.
Il Segretario del Capitolo, p. Alvarez, legge il verbale delle sessioni del giorno precedente. Approvato.
Ore 9.30: sempre p. Alvarez legge, a beneficio dei presenti, il breve documento inoltrato al nostro Capitolo dal Dicastero preposto della S. Sede. Si tratta di uno scritto con il quale veniamo avvertiti a riguardo della particolare forma procedurale che siamo tenuti ad adottare in occasione di questa elezione: una procedura particolare perché inconsueta - dal punto di vista giuridico - è l'elezione che va a compiersi in occasione del 48° Capitolo Generale dei Padri Scolopi. Per carità: i sacri canoni, così come la prassi, prevedono la possibilità di cui sto per riferirvi. Ma in via eccezionale. Quindi la S. Sede esige che si muovano passi ben precisi.
Qual è la materia in questione? L'attuale p. Generale, p. Pedro Aguado Cuenta, ormai scadente, si trova alla fine del suo secondo mandato. Secondo le Costituzioni e Regole del nostro Ordine non può essere eletto per un terzo mandato. MA: un religioso scolopio, nella persona di p. Suarez, ex padre Provinciale del Messico, si è servito di una fattispecie prevista dai Codici: quella di redigere e di inviare alla S. Sede un "POSTULAZIONE", ovvero una domanda con la quale chiede, in via del tutto eccezionale e secondo ben definiti criteri, di poter riconoscere la possibilità di un terzo mandato al Superiore Generale. Tale domanda dev'essere sostenuta da argomenti legittimi e persuasivi. Per il nostro Ordine sono stati: 1. il nostro p. Generale conosce l'Ordine come le sue tasche. Sul serio: conosce e ricorda il nome di tutti e 1300 religiosi scolopi, studenti e novizi compresi. E li conosce perché da 12 anni gira il mondo in lungo e in largo per visitare e toccare con mano l'opera e la vita delle Comunità religiose. Aveva accumulato, tra l'altro, milioni di punti "Mille Miglia" Alitalia: e la nostra Compagnia Aerea ha avuto l'abilità di fallire! Niente pensione dorata nei Mari del Sud, caro p. Pedro!
2. Il p. Generale ha architettato processi di riorganizzazione e di consolidamento di diversi organismi necessari per il governo e per lo sviluppo dell'Ordine: sarebbe da stolti dargli il benservito, proprio adesso che il lavoro è ben avviato ma non ancora approdato a conclusione.
3. Di conseguenza; l'Ordine riconosce la necessità di dare continuità al lavoro intrapreso, così efficace e di ampio raggio.
4. Siamo in piena era covid e viaggiare è diventato difficile. Un nuovo p. Generale, che inizi da zero, impazzirebbe. La visita alle comunità - che è un suo dovere ministeriale - diventerebbe un'odissea costante.
5. Vero: vi è il limite giuridicamente sancito di due mandati e non di più. Ma a livello di prassi più volte è stato concesso un terzo mandato a un Superiore di Demarcazione (cioè di un territorio specifico all'interno dell'Ordine): perché dunque non applicare tale fattispecie anche a livello di Superiore Generale?
Respirate un attimo.
Mentre ascolto in cuor mio approvo. Sono venuto al Capitolo persuaso della necessità di un rinnovo e in virtù delle medesime considerazioni. E credo che avessero la stessa convinzione anche i miei confratelli della Congregazione provinciale.
Che succede, a questo punto?
La S. Sede ha messo nero su bianco che la nostra Assemblea deve votare A FAVORE O CONTRO il contenuto della Postulazione. SE la domanda di p. Suarez verrà approvata dalla maggioranza qualificata dei Capitolari (i due terzi), ciò significherà che il Capitolo desidera che p. Aguado assuma un terzo mandato. Se non vi sarà tale maggioranza, il Capitolo avrà detto la sua: p. Pedro decadrà e non potrà avere voce passiva nel corso della elezione del nuovo P. Generale, che si svolgerà secondo le consuetudini dell'Ordine.
Bene. Siamo quasi al traguardo.
Ore 10: cantiamo in aula il "Veni Creator Spiritus"; tutti giuriamo di agire in coscienza, sia per iscritto che a voce; e finalmente votiamo.
Si tiene sempre una prima votazione di carattere esplorativo. Ed essa ha dato il seguente esito: su 62 voti, 41 sì e 21 no. I vocali paiono serenamente orientati: per quanto sia un peone che non è mai venuto a un CG (Capitolo Generale), sono reduce da tanti CP (Capitoli Provinciali) e ricordo bene tensioni, sudate, conciliaboli, cordate, votazioni incandescenti: tranne le risse, ne ho sperimentate di ogni. Qui, invece, l'aria rarefatta dell'altopiano rende alati pensieri e sentimenti.
Si passa alla votazione canonica: 43 sì, 18 no e 1 voto nullo. Come potete notare non c'è unanimità. Interessante: mi farò spiegare dagli esperti di "Transatlantico" da dove provengano e che significhino quei 18 "no". Mais les jeux sont faits: diciamo "sì" al terzo mandato.
Ora, come richiesto dalla S. Sede, trasmettiamo al Dicastero competente il risultato del voto. Si tratta, a questo punto, di aspettare la loro ultima decisione.
P. Aguado è concentrato e sereno, anche se si rivolge all'Assemblea in un castigliano a velocità supersonica. Chiede solo di mantenere riservatezza. Per rispetto nei confronti di Roma si darà la notizia del rinnovo del mandato soltanto dopo il "sì" dai quartieri alti (pressoché scontato).
Bene. Inizia immediatamente il periodo di tempo dedicato alle consultazioni: D'Artagnan deve scegliere i suoi Moschettieri, ovvero i quattro Assistenti, uno per Continente. E non si tratta di una faccenda di poco conto.
Per noi peones un'ottima notizia: tempo libero. Incredibile!
Sono le 11. Fuori il sole sta menando come un fabbro. Vado a cambiarmi: jeans, maglietta e patatine da sgranocchiare. Faccio finta di essere serio: porto con me il malloppo di documenti ancora da studiare. Sono delle belle pagine bianche: il loro riverbero sotto il mento contribuirà all'abbronzatura, eh eh eh....
POMERIGGIO
Basta, vi ho uccisi per oggi.
Vi dico solo due cose.
La prima, fondamentale, è che abbiamo lavorato divisi in quattro circoscrizioni: Europa, Americhe, Africa, Asia. E su che cosa? Vi riferirò.
La seconda, di alto valore spirituale: nel buffet sono comparse tartare di salmone, di tonno rosso e di polpo.
La vergogna della figura che ti sto facendo fare, caro p. Provinciale e mio Cid, sembra non avere fine.
Hasta luego.
A.