la barchetta dei Padri Scolopi sul grande mare del Capitolo ha ripreso a navigare a velocità moderata e senza patire increspature.
Nel corso dei giorni scorsi, dedicati alle elezioni dei Moschettieri, abbiamo accelerato. Ma, come ti ho raccontato, il mare era liscio e la corsa è stata priva di ostacoli.
Tra le righe di questa metafora potete già intuire quale sia il "colore" del nono giorno. E, credo, anche dei giorni che verranno: si procederà in modo piano e tranquillo: niente scogli, niente naufragi, nessuno che cada in mare, nessun SCHETTINO sul ponte di comando. La barchetta ha il suo timoniere e il suo equipaggio, tutti ben addestrati. Da adesso in poi si traccia tutti insieme la rotta di un viaggio che è iniziato 400 anni fa e che ha tanti altri anni di tragitto dinanzi a sé.
Mentre ti scrivo ripenso alla pagina del vangelo di Marco (Mc 4, 35-41) proclamata nel corso della Messa di questa mattina (sabato 29 gennaio): l'episodio della tempesta sedata. E riconosco che sono salito, a suo tempo, su di un natante assai piccolo rispetto ad altri colossi, ma che ha una rotta sicura e che sa a quale porto deve approdare. E che è ben governato, secondo criteri di merito e di capacità che apprezzo e condivido fino in fondo.
Ti dirò: sono così orgoglioso di essere a bordo che non mi dispiace di fare il mozzo. Anche se il mio sogno è quello di diventare cambusiere. L'avrete capito! E se lo realizzerò, la prima cosa che farò sarà quella di convertire tutto l'Ordine al consumo SOLO ED ESCLUSIVAMENTE del caffè espresso all'italiana. Corsi di perfezionamento fin dal noviziato. Materie: conoscenza e scelta delle miscele, selezione dell'acqua, teoria e pratica della moka, elaborazione della cremina, laboratorio avanzato su macchina professionale, appunti sull'uso scriteriato di zucchero, panna e altre forme di profanazione. Direttore dei corsi (che danno crediti universitari): p. Ugo Barani. Sede: Ovada. Sono previste punizioni corporali in caso di resistenza a un corretto apprendimento.
Ma devo tornare serio e parlarvi di lavoro.
MATTINA
Alle 7.30 S. Messa celebrata dai fieri padri Catalani. Soffiano sempre i monsoni, a quell'ora. Ci sono panche occupate da pinguini, che si sono riparati in cappella per la notte. Va beh, mi scalda il fatto di rivedere p. Eduard, Provinciale della Catalogna, la cui appendice ha avuto la simpatica idea di infiammarsi dolorosamente proprio nel corso dei primi giorni di Capitolo. Ha dovuto conoscere un bisturi messicano che, per fortuna, si è rivelato abile e l'ha tirato fuori dei guai. Succede anche questo, nei Capitoli generali: che la salute di qualcuno giochi brutti scherzi.
Ricordo ancora il Capitolo che si tenne ad Ariccia (Castelli Romani), tanti anni fa (credo nel '91) e al quale partecipai in veste di schiavo addetto alla segreteria e alla farmacia. Ero il miglior cliente della farmacia di Castel Gandolfo. Avevano comprato una passatoia rossa che una farmacista usciva a srotolare davanti all'ingresso del negozio quando mi vedeva arrivare. Gastroprotettori (chissà perché: che c'entrasse la cambusa, tanto per cambiare?) come caramelle.
A proposito di caramelle. Il p. Provinciale Catalano di allora, l'indimenticabile p. Pallarolas, aveva deciso che, in occasione del suo compleanno - che cadeva proprio in quei giorni - TUTTI e 80 i padri Capitolari dovessero ricevere in dono un chupa chups. Un lecca-lecca. Ho girato le botteghe di mezzo Lazio, entrando a chiedere 80 chupa chups. 80! In clergy-man! Con tanto di colletto romano! Mi guardavano come si può guardare una blatta: che vergogna.
Colazione. Meravigliosi i miei confratelli: uova strapazzate, intingoli, fette di pane, bacon, carne con cipolle stufate... Non riuscirò mai ad abituarmi. Intanto io suggo la mia ciofechina in tazza con il mignolo e il sopracciglio sollevati: altra figura da snob. E pure poco virile.
Alle 9.30 in aula. Gli atti consueti (preghiera, lettura e approvazione del verbale delle sessioni del giorno precedente) e poi le indicazioni su modalità e contenuti dei lavori della giornata. La mattina verrà dedicata al lavoro in commissioni: ne sono state costituite 12, una per ogni documento elaborato in occasione del 48° Capitolo. Si tratta di documenti programmatici (la rotta dei prossimi 6 anni), che devono essere rivisti, discussi, limati e infine approvati in Assemblea. Poi si tratterà di farli masticare e digerire a tutti i "marinai" della barchetta.
Al lavoro. Ci ritroviamo in 6 nell'aula a noi destinata. Si comunica in spagnolo e in inglese. Ogni tanto provo a buttare nella mischia un poco di italiano. Ci stringiamo come una piccola mandria di buoi muschiati, visto il freddo. Ma pedaliamo. E, alla fine della mattina, il lavoro di sforbiciatura è compiuto.
Pranzo: voto 9. Era giorno di cambio dei tavoli. Noi allegri Scolopi, per conoscerci meglio, cambiamo la composizione dei tavoli ogni 7 giorni. Nel corso della prima settimana un religioso che sedeva vicino a me è improvvisamente sparito: il Covid, vigliacchetto, svolazza e si posa dove vuole.
POMERIGGIO
si torna presso l'aula capitolare. Inizia la presentazione in Assemblea delle conclusioni raggiunte nelle commissioni. Ogni relazione sul documento rielaborato è sottoposta al vaglio dei Capitolari. Piovono domande, interventi, scambi: un tempo interessante, tutt'altro che noioso. Se ci entri con concentrazione impari molto sugli uomini, le loro idee, i rispettivi orientamenti: è un'ottima maniera per conoscere i tuoi compagni di navigazione. E per comprendere meglio quale rotta sia in fase di definizione.
Un paio di pause per sgranchire le gambe e dibattito fino alle 18.30.
Alle 18.45 siede sullo scranno dei relatori p. Félicien Mouendji, religioso camerunense appena eletto Moschettiere: ci racconta delle opere (scuole e parrocchie) inaugurate da poco più di un lustro a Kikonga, diocesi della Repubblica Democratica del Congo che si trova a 120 km da Kinshasa. Il Congo è mostruoso: è grande quasi come tutta l'Europa! E il lavoro dei nostri padri è bellissimo, perché sono bellissimi i bambini. Stupendo sbarco della nostra barchetta.
Alle 19.30 si torna in cappella per la recita dei vespri. Segue la cena.
E, nel corso della cena, una lieta sorpresa: un gruppo musicale (si chiamano "Dios con nosotros" e indossano la divisa del gruppo, maglietta viola e jeans), formato da una ventina di giovani donne e uomini (e pure un bimbo di 4-5 anni che suona i bastoncini), che ci ha raggiunti con tanto di strumenti musicali e che ci intrattiene con canti calasanziani e melodie tradizionali. Ogni scusa è buona per tirare fuori i bicchieri. Girano bottiglie di eccellente Ratafia catalano. Che serve solo a bagnare il gargarozzo e a prepararlo a ben altri impatti alcoolici. Morale della favola: diversi tra noi, paonazzi e con gli occhi che brillano in modo sospetto, si uniscono ai "vocalist": "Cielito lindo" rompe le vetrate. Sulle note de "La bamba" fa irruzione in sala la Policia, chiamata dai vicini. Non scoppia la rissa solo perché il p. Generale si mette in mezzo e garantisce per tutti. Le bottiglie, nel frattempo, sono state nascoste nei tamburi della batteria.
Un'apoteosi di allegria, applausi, si fraternizza. Il solito ungherese ha acchiappato una fanciulla e accenna passi di danza: noi italiani lo circondiamo. Si gonfiano i petti e le carotidi: stavolta si mette in mezzo la chef, che ci calma con un gelato.
La cena finisce, per fortuna: la temperatura in sala da pranzo è troppo alta. Le bottiglie, nel frattempo, hanno misteriosamente viaggiato: ricompaiono infatti sul bancone-bar al centro della hall. La serata ad alta gradazione alcoolica è destinata a proseguire e NULLA o NESSUNO riuscirà a fermarla.
Raggiungo la camera. Mentre mi preparo al sonno canticchio il refrain di Cielito lindo. Dal corridoio proviene l'eco di un coro travolgente di voci maschili. NON CREDO che stiano cantando "Cielito lindo". Censuro a vostro beneficio. Silenzio, finalmente, alle 23.30. Mi hanno detto che qualcuno è stato rimosso questa mattina all'alba, ancora riverso sul bancone.
Intanto si alza il sole su un altro giorno.
Ehi, per favore, non siete tenuti a credere proprio a TUTTO! Devo confessarvi, infatti, che ho "gonfiato" un po'. Concedetemelo.
Hasta luego
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